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però men bene in questo terreno che si facciano le persiche e le ciriege, che ci furon portate tanto di lontano. Ed è stata dimesticata dall’uso ed annestata (se non dal Petrarca) almeno da giardinieri, che sanno piú del paese di Toscana e dell’arte di questi nesti, che non, ne sapete voi. Guardatela per ora tra le piante del magnifico Lorenzo de’ Medici :

Come arboscello inserto gentilmente.

E vedetene ancor un’altra vermena divelta dal medesimo ceppo di questa che, piantata nel paradiso per man di Dante:

Liete faceva l’anime conserte.

Ora, se questa medesima ed altre di questa sorte sono piaciute a due simili giardinieri toscani, io non so perché l’abbia a lasciare il Caro, perché non piacciono a voi, che siete forestiero in questa lingua, e non v’intendete d’altri giardini che di quelli in aere.

«Amene». Siete nimico dell’amenitá e della piacevolezza, se questa voce non vi piace. E voglio che sappiate che ’l Boccaccio l’ebbe per sua favorita, e spesse volte con lei:

Fra Gelia e Nisa, nelle piagge amene...

Liber pigliava ogni piacere ameno...

In loco ameno e porto desiato...

D’odoriferi cedri e aranci ameno...

Soave ad ogni vista e molto ameno...

.Poiché l’amena

festa fu fatta....

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Avete visto, maestro Castel vetro, che tutte queste voci, le quali non sono accadute al Petrarca d’usare, sono state usate, innanzi a lui, da Dante e, dopo lui, dal Boccaccio, che son pur gli altri due maestri di questa lingua? Avete visto che sono poi di mano in mano scritte da tanti, che sono stati lor discepoli, e d’altre qualitá che non siete voi, con sopportazione della vostra albagia? Avete visto alla fine che (se ben questi non l’avessero usate) l’uso commune e i precetti della grammatica tutti gli ammettono? Che direte ora: che questo non