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quando il passeggio e quando il tuffo; fece il tombolo, fece il paneruzzolo, fece tutti i giuochi che si fanno in su l’acqua, di tutte le guise, con meraviglioso piacere ed attenzione della fanciulla. Era Dafni di statura mezzana e ben proporzionata, di capegli neri e ricciuti, di viso modesto e grazioso e d’occhi allegri e spiritosi; avea le sue braccia ritondette e bene appiccate, le gambe isvelte e ben dintornate, il torso gentilesco e morbidamente ciccioso; il volto e l’altre parti ignude, per la cottura del sole, erano come di un colore olivigno, quasi ad arte inverniciate; l’altre, coverte, erano di un vivo candor di latte, misto con una porpora di sciamitino, nativamente carnate. Ciascuna parte per se stessa bellissima, e tutte insieme piene di leggiadria, formavano una persona, che, come di nobile, tenea del delicato e, come di pastore, avea del robusto. Di tutte le sue fattezze si componeva quell’aria, che «bellezza» si chiama; di tutti i suoi moti risultava quell’attitudine, che «grazia» si domanda; e tutte due insieme portavano vaghezza agli occhi di chiunque le vedeva: e questo è ’1 focile, con che, percotendo Amore gli occhi dei piú gentili, accende lor foco nel core. Con questo, davanti a Dafni, avea egli piú volte percossi gli occhi della fanciulla; ma le percosse, come quelle che non venivano da tutte le sue bellezze, né da tutta la sua grazia intera, non Sfavillarono mai con tanta forza al core, che v’accendessero l’ésca del desiderio, come ora che, assagliendola unitamente con tutte le sue bellezze, riforbite dalla purezza del bagno, con tutta la sua grazia, accresciuta dall’arte del nuoto, la colpi negli occhi con tanto impeto, e quindi nel core con tante scintille, che, incontinente, con tutto che di rozza e fredda pastorella fosse, non pure il fuoco vi s’apprese, ma con di molti lampi si mostrò subito fuori: onde, con gli occhi attentissimi, con la mente da ogni altra cosa alienata, e con la persona tutta verso Dafni inclinata, si stette per lungo spazio immobilmente a mirarlo, e, mirando, l’incendio le cresceva. Pur, mentre il piacer della vista lo rinfrescava, sempre dilettoso le parve; ma, poscia che manco le venne, subitamente in affannoso le si rivolse: percioché Dafni, fatte ch’ebbe di molte tresche,