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noia: che Lamone non era ricco; e questo solo gli amminuiva la speranza. Tuttavolta si risolvè che fosse bene di richiederla a tutti i patti, ed alla Cloe parea altresi; ma, percioché egli non ardiva di farne parola con Lamone, avendo fidanza con Mirtale, a lei scoperse il suo amore e ’l desiderio d’ammogliarsi seco. Mirtale la notte seguente conferí tutto con Lamone, il quale ebbe molto a male che di ciò si parlasse: e le disse villania che pensasse di maritarlo con una contadina, sapendo ella la condizione del giovine, per li contrassegni che ne tenevano; e che, trovandosi i suoi parenti, ne sarebbono per suo mezzo fuori di servitú e padroni di maggiori poderi che allora non aveano. Non parve a Mirtale di dovere a Dafni rapportar la medesima risposta di Lamone, per timore che egli, veggendosi in tutto fuor di speranza, non si gittasse per soverchio amore a pigliare qualche duro partito della sua vita: imperò finse altre ragioni diverse da quelle di Lamone, e cosi gli rispose: — Figliol mio, noi siamo poveretti e di bassa portata; per che ci si conviene una nora che ci porti in casa ogni poca cosa di piú che noi ci abbiamo: costoro son ricchi, e vorranno un ricco genero. Ma fa’ tu di persuadere alla Cloe, e che ella persuada a suo padre, che si contentino del poco che tu hai e ti piglino per marito e per genero. Per certo ch’ella, volendoti bene, doverá piú tosto voler te per marito cosi povero e bello, ch’abbattersi in un qualche viso di bertuccia che sia ricco. — Cosi Mirtale, pensando che Driante, per aver piú ricchi richieditori, non dovesse mai consentire di maritarla con esso lui, si credette d’aver acconciamente tronca la pratica del maritaggio. Ma Dafni, non si potendo di tal risposta rammaricare, e da quel che desiderava molto discosto veggendosi, faceva come sogliono gl’innamorati poveri: si doleva, piangeva ed alle ninfe devotamente si raccomandava. Le quali una notte, ch’egli dormiva, gli si rappresentarono innanzi con quegli stessi abiti ch’abbiamo altra volta divisati; e la piú attempata di loro gli parlò in questa guisa: — Dafni, delle tue nozze con la Cloe un altro dio ne tien cura: per quanto a noi s’appartiene, ti provvederemo di doni, con che tu possa adescar Driante a