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cosi amorosamente ragionavano: — Cloe, io son venuto qui per tuo amore. — Dafni, io lo so, e te ne ringrazio. — Per tuo amore ammazzo io questi poveri uccelli. — Ed io che farò per amor tuo? — Mi basta che tu ti ricordi di me. — Me ne ricordo tuttavia per le ninfe, che altra volta io ti giurai. — Quando ci rivedremo noi insieme nella grotta? — Tosto che la neve sará dileguata. — Oimè ! che la neve è tanta, che mi dileguerò prima io. — Non dubitar, Dafni, che ’l sole è caldo. — Dio volesse che fosse cosi caldo come ’l foco del mio core! — Sempre non fará questo cattivo tempo. — Cattivo è egli quando io non ti veggio. — Cosi dicendo, e l’uno all’altro in guisa d’eco rispondendosi, sentiron voce che dentro da Nape li chiamava: onde, baciatisi prima una volta alla sfuggita, se ne corsero subitamente in casa, portando assai maggior caccia che quella del giorno passato: ed offerto a Bacco una gran tazza, tutti dell’ellera inghirlandati, col montone fecero insieme un’allegra gozzoviglia. E quando fu tempo che Dafni se n’andasse, empiutogli la tasca di pane e di buon catolli di carne, con gridari e con trescamenti bacchevoli comiato gli dierono, forzandolo a portare a Lamone ed a Mirtale tutti i tordi e li palombi che s’erano presi, come quelli che potevano a lor grado uccellare altre volte, finché la ’nvernata durava e che l’ellera non mancava. Trovò poi Dafni altre vie d’esser con la Cloe, per non passare tutta la ’nvernata senza amore. Giá ricominciava la primavera, e lá terra, del bianco manto spogliata, di verde si rivestiva, e ’l verde di varie verdure distinto, e, dove era fiorito, di vermiglio, di candido, di giallo e d’altri colori era dipinto; quando tutti i pastori, ed i due pastorelli prima degli altri, come quelli ch’erano da maggior pastore comandati, uscirono con le loro greggi in campagna. E primieramente correndo a salutar le ninfe, a riveder la grotta, a far riverenza a Pane, a visitare il pino, di sotto all’usata quercia a sedere si ricondussero, alla cui ombra, le greggi guardando e molto a tutte l’ore baciandosi, per lo piú tempo si riparavano. Indi, per gli dèi di ghirlande onorare, si dettero all’inchiesta de’ fiori dovunque n’erano; e comeché d’essi (per aver di poco avanti il nutrimento di zeffiro e ’l caldo del sole) pochi