Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/271

RAGIONAMENTO PRIMO

Grande e bella cittá di Lesbo è Metellino: il suo sito è in su la marina, posta infra canali di mare e strisce di terra. Nella terra son d’ambe le sponde edifici bellissimi, e per mezzo strade popolatissime. A’ piè degli edifici corrono i canali, e sopra ciascun canale, dall’una striscia di terra all’altra, sono ponti di finissimo marmo e d’artificiosa scultura; laonde, a vederla, ti parrebbe piú tosto un’isola che una cittá. Fuora di Metellino, poco piú di due miglia lontano, era la villa d’un ricchissimo gentiluomo, bellissima e grandissima possessione, con montagnuole piene di fiori, con pianure di grani, poggetti di vigne, pascioni di bestiame, d’ogni cosa commoda, abbondante e dilettevole assai, e posta lungo la riva del mare, talmente che l’onde la battevano e leggiermente di rena l’aspergevano: stanza veramente del riposo e del recreamento deH’animo. Per questa villa pascendo un capraro. il cui nome era Lamone, trovò in questa guisa un picciol bambino, e con esso una capra che lo nutriva. Era in una boscaglia, presso a dove egli pasceva, una folta macchia di pruni, d’ellera e di vilucchi in modo da ogni banda avvinchiata e tessuta, che d’una deserta capanna teneva somiglianza. Questa casa avea la fortuna provvista all’esposto bambino, e la sua cuna era ivi dentro un cespuglio di tenera e fresca erbetta. Usava di venire a questo luogo una delle sue capre, la piú cara che avesse, e, piú volte il giorno entrandovi, per buona pezza, senza esser vista vi dimorava, e poco del suo figliuol curandosi, lattando l’altrui e intorno badandogli, la piú parte del tempo vi stava. Lamone, fatto compassionevole dell’abbandonato capretto, si diede a por mente alle gite di questa bestiuola, ed una volta tra molte, in sul mezzogiorno appunto, quando tutto il branco meriggiando si stava, veggendola dall’altre sbrancare e per Torme seguendola, vide prima