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all’altro opposti, stendendosi l’Alpe d’occidente in oriente, ed il Pireneo da mezzodi in settentrione.

Poscia che ’l Petrarca, posto ch’avesse usato «amene», non avrebbe detto «amene di tesori, di popoli», ecc. Ma perché il Caro, come altri può, leggendo il suo commento, avedersi, ordina altrimenti il testo, dicendo che «madre feconda» si congiunge con «di tesori, di popoli», ecc.; alcuno di voi, amici tanto passionati del Caro, risponderá alla ragione, se potrá, che fece credere all’opponente che fosse men male a congiungere «amene», che «madre feconda» con «di tesori, di popoli», ecc. La qual fu che, non potendosi passare a nominare la Francia «novella Berecintia» senza mezzo convenevole, giudicò che, si come Tesser fornita di tesori, di popoli, d’altari, di preziose vene, d’arti, d’arme e d’amore, non poteva aprire questo passo in questa canzone; cosi Tesser madre feconda potesse adoperar ciò agevolissimamente: intendendo nondimeno, questa materna feconditá, d’uomini egregi; e spezialmente veggendo che in simil cosa Vergilio avea adoperata questa materna feconditá, e passare a paragonare Roma a Cibele: «Felix prole virum. Qualis Berecintia mater», e che «madre feconda» si dovesse spiccare dalle cose dette di sopra: accioché, altramente facendosi, non si commettesse uno errore di sentimento che molto piú meritasse riprensione che uno dell’uso delle parole, il quale, come si vede, non sarebbe perciò stato senza compagnia in questa canzone.

Ultimamente, che ’l Petrarca non avrebbe detto: «Quasi lunge dal sol propizia stella», dovendo poco appresso dire: «Qual ha Febo di te cosa piú degna»: si perché si dicono cose contrarie, si perché si mostra gran povertá d’invenzione in canzone cosi ricca. Si dicono cose contrarie in questa guisa: «Se cosi come la stella, avicinatasi al sole, luce poco, e, scostandosene, luce assai; cosi madama Margherita, se s’avicinasse ad Amore, non molto paleserebbe il suo valore: ma, standone di lontano, lo palesa assai»: perché, non dimostrandosi questi medesimi discoprimenti piú e meno di poesia nell’avicinarsi ella a Febo, dio della poesia, e nello scostarsene, non si dicono cose