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quanti riscontri ho avuti della sua morte, e nondimeno sempre sono andata a rilento di rimaritarmi. Ed ora, per la certezza che n’ha portata Pilucca, non mi sono prima rimaritata, che il marito ch’io ho preso non mi vuole, e quel ch’era morto è risuscitato. Dianzi ero vedova, ed ora son maritata a due e di nessun d’essi son moglie. Che nuova e non piú udita disgrazia è questa mia!

Barbagrigia. Dio v’aiuterá, madonna. Ma fin che il cavaliero è in còlerá, non voglio che voi siate qui. Venite meco, ché starete, il meglio che si può, con la vostra comare.

Argentina. Questo non farò io, eh’ io non ho fatto cosa ch’io debba temer di lui. Ed in questo caso mi dá noia piú la vergogna che la colpa.

Barbagrigia. Se questo è, non dubitate: ritornatevene in casa, ch’io voglio stare a vedere quel che segue.

SCENA II

Demetrio, Barbagrigia, Gisippo, Satiro.

Demetrio. Siamo stati a rischio d’esser amazzati, e ora corriamo pericolo d’esser presi: leviamoci di qui, ché i Canali non ci faccino metter le mani a dosso. Oh! ecco qui Barbagrigia.

Barbagrigia. O messer Gisippo, séte voi ferito?

Gisippo. Messer no.

Barbagrigia. E voi, messer Demetrio?

Demetrio. Manco.

Barbagrigia. Ringraziato sia Dio. Oh! questo è un caso che non s’udi mai piú.

Gisippo. Chi è costui che n’ha voluto amazzare?

Barbagrigia. Un morto.

Demetrio. Guata morti che s’usano in questo paese!

Barbagrigia. Questi è ’l marito della vostra moglie.

Demetrio. Buono! marito della moglie d’un altro.

Barbagrigia. Il marito della vedova, voglio dire.