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ATTO II

SCENA I

Barbagrigia, Gisippo, Satiro, Demetrio, Nuta.

Barbagrigia. O benedetta sia questa mia comare ! Almanco la dice come la ’ntende, e intendela benissimo, secondo me. Poiché Pilucca afferma che ’l marito è morto, dice di volerne un altro e, senza consiglio de’ parenti, giovine, forestiero e povero. E, alle ragioni che assegna, mi pare una savia donna; ed un gran pazzo mi parrebbe questo Gisippo, ch’ella dice d’aver giá fatto tentare, se non la pigliasse. Mi si fa mille anni che passi qui da bottega, come suole ogni giorno, per fare questa sensaria alla comare. Eccolo qua con quel forestiero. Non ha cattivo gusto la comare, no; un copertoro appunto da vedova. Uomo da bene, avete trovato quel vostro amico?

Demetrio. Ho trovato qui messer Gisippo, eh’è quel medesimo.

Barbagrigia. Mi piace; ma con vostra licenza li vorrei dir appartato parecchie parole.

Demetrio. Come vi piace.

Gisippo. Anzi non vi partite. Dite pur liberamente, ché questo è uno stesso con me.

Barbagrigia. Messer Gisippo, io so che v’è stato parlato da altri di quel che vi voglio dire ora; e, se ci arete ben pensato, spero che non mi partirò da voi senza conchiudere.

Gisippo. Che sará pur? Moglie?

Barbagrigia. Che moglie! Moglie pigliano quelli che rompono il collo; ma questa, di che io vi voglio parlare, sará la contentezza, la quiete e la felicitá vostra. Voi non dovete saper forse chi sia madonna Argentina.