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ciò non fosse (per molto ch’io sia stato vilipeso ed oltraggiato da lui) io vorrei che ’l mondo conoscesse quanto piú possa la gentilezza vostra appresso di me che la sua villania, cosi per desiderio di compiacere a lei come per satisfare alla natura mia: la quale è veramente cosi dolce come Ella mostra di credere, avendo queste imprese (secondo eh’ Ella dice) per poco onorevoli, e di piú per degne anco di biasimo. E che sia vero, può vedere ch’io non le ho mai volute pigliar sopra di me. E s’io ho consentito che siano prese dagli amici miei, è stato piú per sua correzione e per disingannare quei poveretti, che si perdono dietro alla sua dottrina, che per riputazione o per vendetta mia. E se le voglio dire il vero, io mi vergogno ancora d’esser nominato fra queste ciance. Ma che posso

10 fare, se ci sono stato tirato per gli capelli? Tutta Roma può far fede della mia molta pazienza in questo caso e della persecuzione insopportabile che da quest’uomo e dagli suoi m’è stata fatta; che ogni altro che me potrebbe avere indotto a buttarsi via per vendicarsene, non tanto a consentire negli altri che nel punissero. V. S. può sapere da lui medesimo ch’io non l’offesi mai, e che non l’ho pur mai conosciuto. L’offese, che a lui sono piaciute di fare a me, si posson legger negli suoi scritti, e saper da tanti c’ hanno veduto con che modi egli e gli suoi m’hanno provocato, in vero troppo impertinenti e troppo iniqui verso di me, ancora che siano assai piú vituperosi per lui. E non basta che egli si scuse con dire che l’intento suo fosse, non d’ingiuriar me, ma di compiacere all’amico suo; perché, se ciò fosse, egli si sarebbe contentato di tassar le mie cose con quella modestia che s’usa fra i gentiluomini e fra i letterati, dicendo semplicemente

11 suo parere, e non parlando con quel veleno e con quelle ironie che parla verso di me. Gli sarebbe bastato ancora di far le prime opposizioni, senza pigliar per iscesa di testa a mandare ogni di fuori un suo trattato contra le cose mie, sapendo ognuno che n’erano publicati da sei o sette, avanti che da nessuno gli fosse risposta parola. E non accade fingere che dopo il primo e ’l secondo, tutti gli altri fossero scritti non contra me, ma contra l’autor del commento, perché le sue parole stesse mostrano che -egli credeva che’l commentator foss’io, di me parla, e con me la vuol sempre. Di poi, se egli ha scritto per dir solamente il suo parere all’amico, che bisognava che ne facesse mandar le copie per tutta Roma, per tutte le corti e per tutti gli studi d’Italia? A che proposito farmi ogni di stimolare a risponderli? e burlare