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LA SIGNORA LUCIA BERTANA

AL COMMENDATOR CARO

Molto magnifico signor mio. Per messer Paolo Casali ho ricevute le raccomandazioni di V. S. con mio grandissimo contento; parendomi, per le parole riferitemi da lui, d’aver fatto un grandissimo acquisto, con l’essere entrata nella sua onoratissima considerazione: la quale io stimo a pari di qualunque altra che sia al mondo. Poi, ragionando col medesimo d’alcune cose passate tra V. S. e messer Lodovico Castelvetro, mostrò d’aver gran desiderio di saper la certezza dell’opposizioni fatte dal Castelvetro alle composizioni di V. S., dicendomi che alcune erano fuori a suo nome, e che messer Lodovico non le affermava tutte per sue; e mi pregò che io volessi usare alcuna diligenza in intendere quali erano sue e quali no, e, inteso che io l’avessi, scriverlo a V. S. Io accettai di far questo officio e diligenza volentieri: e cosi, con certo onorato mezzo ed accommodato, ne ho fatto tentare messer Lodovico, ma non si è potuto cavar da lui questa decisione; ma solo si sono cavate parole, che mostrano che senta dispiacere d’aver offeso V. S., contra ad ogni intenzione sua, la quale fu solamente (come egli ha detto) di compiacere all’amico e non di offendere V. S. E questo è quanto alla prima lettera scritta da Messer Lodovico a Roma. Quanto alla seconda, lasciatami qui da Messer Paolo, io son sicura che, s’io avessi voluto ridir quello che mi disse Messer Paolo, cioè che V. S. non disse mai quelle parole che presuppone la detta seconda lettera, che molto piú gli saria dispiaciuto d’aver scritta questa seconda che la prima; benché mi pare d’intendere che egli dica che questa non fu scritta per V. S., ma per chi avea mandato il commento. Ora, signor mio, intorno a questo fatto non resterò di dirli l’animo mio, ma però, con buona pace sua. A me pare che queste siano imprese che non abbiano rispondenza con la grandezza, bontá e bellezza dell’animo suo, e manco le siano da dare o da levare riputazione