Pagina:Caro, Annibale – Opere italiane, Vol. I, 1912 – BEIC 1781382.djvu/154

son favorito del mio padrone, arete sempre franchigia. E vi darò tutto il compimento che vorrete, per far dir ben di voi, e mal d’altri, secondo i vostri capricci: anzi ve gli scriverete da voi, ed io ve gli publicherò con altra degnitá, che se passassero per le mani de’ vostri corrispondenti; e cosi, per una volta, vi potreste cavar la stizza contra tutti i poeti. Voi sapete che quel giorno mi cavano gli occhi, e che non c’è copista che non mi voglia attaccare il suo scartabello a dosso. Io, per far una tirata di tutti insieme, ho pensato di trasformarmi quest’anno nel dio degli orti, il quale avete inteso che soleva esser il gufo degli scrittori. E perché la vostra entrata in Roma sia con la debita solennitá, ordinerò che siate ricevuto alla Porta del popolo, e quindi accompagnato con tal pompa, che l’Arnoldo né l’arcipoeta, che trionfò su l’elefante, non l’ebbero forse tale. E giunto in Parione, quando io sederò nel trono della mia maestá, farò che siate scaricato sul mio catafalco, in persona di Momo o di Zoilo o di voi stesso piú tosto, che siete nella profession nostra maggior di loro. E se arete da menar le mani e i denti, lo lascio pensare a voi. So che allora vi potrete cavar la voglia di por le corna nel petto a’ buoi, di far delle fenestrelle nel costato agli uomini e di fondar le case sopra le ruote. Gli occhi sulla collottola, le polpe negli stinchi, il ventre sulle spalle voglio che mettiate alla gente. A voi stará di scindicarli, di lacerarli e di riformarli tutti : perché, dovendosi le lor composizioni publicare sotto il mio nome, non ci sarebbe la mia degnitá se non passassero per i buchi del vostro crivello. Ma, quando pur non voleste venire, presupponendo che l’amicizia sia fatta fra noi, o per ispia, o per padrino, o per altro che mi vogliate, ad ogni servigio mi vi offero e proffero. Per ora attenderò a mandarvi dell’opere, secondo che vi si vanno facendo contra.

Intanto datevi piacer di scindicar le fatte, sopra le quali arete che dire pur assai, perché, come vedete, vi sono di molti vocaboli che non si truovano nel Petrarca. Cacciate mano al vostro buono Acherisio, ché ne farete una gran filza. Ma, quanto alle opposizioni ch’avete fatte alla canzone del Caro, vi ricordo