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impunitá sarebbe un confermar voi nella vostra presunzione d’esser cosi dotto e cosi savio come vi tenete, ed un consentire che siano ignoranti e pazzi gli altri, facendo voi l’archimandrita dell’academie come fate, ed in una cittá nobile, come è Modena, dove nascono tanti boni intelletti, e dove sono tanti studiosi, specialmente di questa lingua: i quali se andassero dietro alla dottrina ed essempio vostro, Dio sa (come essi dicono) quando se ne potesse sperare un’altra volta quel buon Molza e quei Sadoleti e quei Cortesi, che se ne son veduti ai di nostri; i quali hanno portato tanto di splendore alla vostra patria e di giovamento agli studi, con le buone lettere e buoni costumi, quanto essi vogliono che voi col contrario portiate loro d’impedimento e di tenebre. Oltre di questo, sono andati argomentando che quel eh’è bene a’ piú, è maggior bene; e che la vertu che maggiormente giova, è maggior vertu; e però che la giustizia in questo caso deve esser preferita alla pazienza, e la difension della veritá al dispregio delle ciance. Hanno allegato ancora quel precetto della Scrittura, che si deve rispondere al pazzo, non per imitar la sua pazzia, ma perché egli non si presuma d’esser savio. Hanno fatto vedere in molti modi che voi, come un can rabbioso, v’aventate indifferentemente al viso di chiunque vi s’abbatte davanti: raccontando pur assai persone di molto nome e di molta dottrina, che sono state morse e lacerate da voi : e considerando con molta meraviglia che neanco il Caro ne sia potuto scampare. Nel qual pensano che cessi ogni cagione che vi possa aver mosso a volerla con lui. Percioché dall’un canto affermano di non sapere ch’egli dicesse o facesse mai cosa alcuna in danno o biasimo di persona: e quanto a quel che tocca a voi, che non ebbe mai pur una minima notizia de’ fatti vostri. Dall’altro, dicono che, essendo esso uomo piú di corte che di studi, non ha fatto mai professione d’altre lettere che di quelle del suo padrone; e se pur è scappato alle volte a far de’ versi, gli ha fatti per diletto, per officio, per obedienza piú tosto che per altro ; e, non ne cercando onore, non ne accadeva che voi fuor di proposito ne lo disonoraste