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Non sono suoi questi, un’altra volta allegati di sopra:

Amore e quei begli occhi

ove si siede all’ombra?

Eccovene tre suoi, solamente intorno agli occhi; vedete se ve ne sono: e chi vide mai che gli occhi leggessero o facessero ombra e che i lumi lagrimassero? Questi son pur effetti impertinentissimi e impossibili tutti. Vorrei che mi diceste ora, come potrebbono essere possibili e convenevoli, se a queste parole non ci facessero fare di quei passaggi che si son detti? Ma perché so che non vi mancano delle ritortole, per tagliarvele tutte, io vi voglio dar uno essempio di questo vostro Petrarca, tale in tutti i termini, che, se non conoscete quanto sia simile a quel del Caro, io non mi meraviglierò piú che voi non conosciate quanto il Petrarca sia dissimile a voi. Sentitela:

.E ’l caro nodo,

ond’amor di sua man m’avinse in modo,

che l’amar mi fe’ dolce e ’l pianger gioco.

Conferite ora l’una con l’altra: la metafora del Caro deriva da un lume, quella del Petrarca da un nodo; questo lume del Caro arde, questo nodo del Petrarca lega; quella che incende con questo lume, è madama Margherita, quello che stringe con questo nodo, è Amore; da questo lume il Caro sente un foco, da questo nodo il Petrarca un legame; il foco del Caro è «un tale», il nodo del Petrarca è «in modo»; con questo foco, madama Margherita fa volare e cantare, con questo legame, Amor fa dolce l’amaro e gioco il piangere. Voi dite adesso: «Chi vide mai effetto di foco essere il volo e ’l canto»? Ed io dico: chi vide mai effetto di nodo, essere addolcir l’amaro e far gioco il piangere? Che ne dite, spirito petrarchevole, o Petrarca spiritato piú tosto, non è questa una cosa stessa? Adunque questi effetti e queste metafore si posson fare, e sono state fatte da tanti e dal Petrarca, che importa piú di tutti e piú della stessa ragione, secondo voi. Non avete veduto che la cosa sta cosi? Adunque vi arò fatto vedere quel che voi dite che non ha mai