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44 Saggio di Rime



XI.


Sebben con questo vel caduco e frale
Mi ritrovi da voi, Donna, lontano,
E pianga il dì, pianga le notti invano,
E il più infelice io sia d’ogni animale:
Sempre però vi son presso con l’ale
De’ miei pensieri, e dice a me pian piano,
Ahimè dov’è la delicata mano
Che mi percosse il cor d’acuto strale?
Ov’è quel guardo, e quel bel viso adorno,
Gli angelici costumi, e que’ sembianti,
Quell’onesto parlar, e quella grazia?
Così parmi d’avervi ognor avanti,
Ma poi che l’alma scorge il falso intorno,
Riman stanca a pensar, ma non già sazia.


XII.


Piansi, quando per voi non so in qual modo
Mi sentj ’l cor passar la prima volta,
E poi legarlo con sì stretto nodo
Che di più sciorsi ogni virtù gli è tolta:
Piansi, ben vi rammenta, quando il chiodo,
Diceste, ho fitto alla tua mente stolta
Per duro freno, ed a l’usato modo
Da le cure d’amor viver vo’ sciolta.
E piansi (ahi lasso) allor che fui costretto,
Dividermi da voi, dolce mia vita,
Da cui parte ogni bene, ogni diletto:
Or piango e strido, e d’immensa infinita
Doglia sentemi il cor schiantar del petto,
Nè fuor che voi può alcun porgermi aita.