la figliola portava il Bucetti, e vedute per avventura anche le composizioni non misteriose in tutto, nelle quali il Poeta non tanto celebrava, quanto infamava la Bella: entrò in sospetto non forse costui avesse troppa dimestichezza con lei; onde senza molto pensare, per torre a se, e alla figliuola ogni onta, inviò un giorno costei, da molti testimonj accompagnata, alla Casa di un Ser Cristoforo Manincordi, intimando seriamente al Bucetti di doverla tantosto sposare. A che si oppose il Bucetti, protestando di non voler mai prender in moglie la donna, se prima il Padre a lei non assegnava congrua e decente dote, e glielo fece intender per Messo. Il Signor Cristoforo d’Arso (che doveva essere uom gretto) montato in furia grandissima, andò al Bucetti, dicendogli di sposar subitamente senz’altre repliche o condizioni la Dorotea; altrimenti egli l’avrebbe fatto bruciar nella casa ove trovavasi in un con gli altri tutti. A una tal risoluta minaccia del Cavaliere, non ebbe più che rispondere il Bucetti, il qual pauroso d’una parte, e lusingandosi dall’altra, ch’egli potrebbe contestare col tempo le sue ragioni e i suoi diritti intorno alla dote, prese per sua legittima moglie la Dorotea; ed ecco le precise parole del contratto nuziale con che narrasi il fatto.