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sano in te dar presa al ridicolo, per fare uno studio dal vero, ed arricchire d’un nuovo ritratto la sua galleria.

Quanta però fosse la bontà non solo, ma la candidezza mirabile, e la semplicità dell’animo del Porta, e quanto fosse egli lontano dall’avere quel carattere d’alterigia, di scherno, che i suoi scritti ponno far sospettare, tutti quelli che l’hanno conosciuto nelle sociali relazioni, e più di tutti gli amici intimi del suo cuore, lo ponno testificare. Che anzi un’eccessiva modestia gli faceva spesso stimare oltre il giusto il merito altrui. Facile lodatore delle cose non sue anche mediocri, facilmente entusiasta, se le trovava qualche poco più che mediocri, era poi ingiustamente severo colle proprie. Non potendo dissimulare a sè stesso la sua bravura nel far versi milanesi (il pubblico glielo avea detto e replicato tante volte), giudicava così basso questo merito, che facilmente inchinava a credere superiori a lui molti mediocri Autori di prose e di versi italiani.

Quello che v’ha di più osservabile in uno scrittore tanto ameno e lepido, si è ch’egli era per abitudine propenso, nella conversazione intima, alle idee gravi e malinconiche1. Por-

  1. Ho trovato ne’ suoi manoscritti i quattro versi che riporto in questa nota, i quali mi sembrano di una bellezza squisita, e servono a rendere testimonianza della tendenza ch’egli aveva nella vita a rivolgersi sopra sè medesimo, ed a considerare nell’uomo il lato serio ed importante. In alcuno dei frammenti, che pub-