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il favore di cui ha goduto, e gli elogi coi quali viene anche oggidì rammentato.

Molte altre poesie, crescenti quasi sempre in merito, cosicchè l’ultima per lo più superava le altre per la facilità della dizione, e per l’importanza massimamente dell’argomento trattato, il Porta venne scrivendo fino agli ultimi giorni della sua vita. Non dissimuleremo che fra queste se ne incontrano alcune nelle quali è certamente riprovevole il sacrificio d’una urbana e morale decenza fatta dall’Autore alla prepotenza del suo genio, che correva in traccia del comico in ogni situazione della vita, in ogni classe di persone; e tanto più di buon grado c’induciamo a fare questa confessione, in quanto che ci vien così dato di poter rendere testimonianza del sincero cordoglio che provò lo stesso Autore, di questo che egli chiamava suo traviamento,e del desiderio più volte da lui manifestato ai suoi amici di distruggere, ove gli fosse stato possibile, ogni suo componimento riprovato dal decoro.

Non però ci porremo dal lato di quegli schizzinosi, siano essi di buona o di mala fede, che sono tanto facili a gridare alla bestemmia, e vorrebbero proscrivere come scandalose tutte le poesie del Porta, nelle quali si rivelano e si presentano all’indignazione ed alle risa del pubblico i vizi, e i ridicoli usi, e le sciocche opinioni di alcune classi, quantunque distinte nella società.

Non facendo parola che dei preti, sui quali