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stenne la carica di Cassiere generale del Monte dello Stato.
Fu ammogliato colla signora Vincenza Prevosti, vedova del signor Raffaele Aranco, dalla quale ebbe tre figli.
Nella sua gioventù fu membro della Società del teatro detto in allora Patriotica, società di dilettanti istituita per far fiorire in Italia il vero gusto del teatro.
All’epoca in cui i Francesi occuparono la Lombardia, fu mandato dal padre a Venezia, dove fece la conoscenza di alcuni coltivatori di quel dialetto, ed ebbe occasione frequente di ascoltare varie poesie vernacole. Ivi fu che per la prima volta sentissi bollire fortemente in seno il desiderio di far versi; ne scrisse di fatto alcuni in veneziano sopra argomenti festevoli, ma non furono da lui conservati; egli soleva dire che non valevano la pena di esserlo. Restituitosi in patria, la lettura del Balestrieri lo determinò a darsi al dialetto proprio. I primi suoi tentativi in questo genere furono due almanacchi, ch’egli pubblicò colle stampe; ma essendo stato fieramente e scurrilmente satirizzato in un altro almanacco scritto pure in dialetto, e credo da un parrucchiere — almanacco il quale, quantunque privo affatto d’ogni merito, godeva però a quei tempi qualche favore a motivo dello sfacciato e plateale ardimento con cui era scritto, — il Porta si indispettì talmente, che depose il pensiero d’esser poeta, e stette molti anni fermo nel proponimento che