Pagina:Carlo Piana - Open source, software libero e altre libertà.pdf/99


Open standard e brevetti 99

pagarsi le licenze l’un l’altro, si paghi solo la differenza tra quello che l’uno deve all’altro e viceversa. Anche stabilire quanto Tizio debba a Caio per ciascun prodotto è difficile: vale di più l’invenzione di uno o quella dell’altro, visto che entrambe sono necessarie e non sufficienti a costruire il prodotto più avanzato? Molto spesso Tizio e Caio si mettono d’accordo per non “pesare” i rispettivi brevetti; semplicemente dichiarano che i portafogli di entrambi valgono uguale e amici come prima. Questo meccanismo si chiama cross licensing.

Tutti contenti? Il terzo non è contento, perché a questo punto egli ha due concorrenti che hanno i brevetti, e lui no. Non avendo brevetti, egli non avrà moneta di scambio, non potrà entrare nel sistema del cross licensing. Si è creata una situazione che tende all’oligopolio, un club in cui chi è dentro tende a tenere fuori chi non lo è. Certo, anche il terzo operatore potrà mettersi di buzzo buono e inventare qualcosa di nuovo, o cercherà di aggirare i brevetti, ma più questo gioco va avanti, meno saranno le possibilità di entrare nel club; soprattutto perché i primi brevetti tendono a essere i più generici, quelli successivi ad avere qualche tipo di interferenza con i primi (ovvero tendono più ad essere invenzioni di sviluppo che a utilizzare idee e principi totalmente innovativi).

Insomma, si creano barriere all’entrata.

I brevetti tecnologici

Nella tecnologia moderna il susseguirsi di innovazioni è sempre più tumultuoso, e ogni campo tende a essere denso di brevetti, un vero e proprio campo minato. Allo stesso tempo, l’innovazione sempre più spinta tende a rendere obsoleti i principi poco tem-