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86 Open source, software libero e altre libertà

le. Gli standard vengono rispettati perché e in quanto sono diffusamente adottati e non adottarli comporta problemi difficilmente superabili. La norma diventa “cogente” se non posso fare altrimenti che seguirla, salvo trovarmi a mal partito (o peggio, violare la legge). Se entro in un ristorante francese e non so il francese, probabilmente non mangio, o corro il rischio di mangiare cose che non volevo.

Norma, dicevamo, dunque regola. Chi di solito fa le regole? Come nello sport, non è mai uno dei giocatori, o almeno non dovrebbe. E come seguire le regole se non le conosco? E mettiamo che le conosca, ma se una volta che le ho imparate mi si cambino le carte in tavola e io non faccia in tempo a prepararmi, ma qualcun altro sì, perché lo sapeva prima? E ancora se si impone di usare un pallone speciale ma io non posso allenarmi con quel pallone, salvo poi trovarmelo in campo contro le altre squadre?

Le regole, devono essere fatte in un certo modo, altrimenti qualcuno è nei guai, e qualcun altro ci marcia. Entrano in campo gli standard veramente imparziali e non distorsivi, ovvero gli standard aperti. Siccome ci piace usare l’inglese “Open Standard”.

Standard Aperti

Non esiste una definizione di open standard. Quando si cerca di adottarne una, ci si trova un fuoco di sbarramento fatto di lobbying selvaggio, disinformazia, agenti doppi, non un quadro edificante. Lo dico per esperienza personale, per esserci entrato in occasione di OOXML (ci arriviamo, ci arriviamo...) e in occasione di vari dibattiti in cui si è tentato di trovare una definizione efficace, come nel caso dell’Europe-