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la nativa terra in cerca di lavoro ed alcuni la abbandonavano per sempre domiciliandosi altrove.
Il diritto di pesca nelle acque del lago che lambivano le sponde del territorio era di proprietà di don Paolo Rubini da Dervio.1
Coll’elenco annesso alla circolare governativa 19 marzo 1821, il comune veniva classificato fra quelli da reggersi a consiglio, ma con solo agente e cursore senza ufficio proprio, avendo raggiunto il numero dei 300 estimati.
Il consiglio era formato da trenta consiglieri scelti dal governo per due terzi fra i primi cento estimati del comune e per l’altro terzo fra i principali industriali e commercianti; se questi erano in numero insufficiente, si supplivano i mancanti con altri estimati.
I consiglieri duravano in carica per un triennio, rinnovandosi per un terzo ogni anno.
Erano valide le sedute quando i consiglieri raggiungevano il terzo, e le votazioni la maggioranza assoluta.
Per le nomine, radunanze, ecc., si seguiva il regolamento pei convocati (vedi Dervio).
Nulla di rimarchevole presenta la Parrocchiale; nell’Oratorio di S. Giorgio, ristaurato nel 1677 e nel 1804 col concorso dell’ill.o signor Conte Gian Mario Andreani, osservasi una pittura rappresentante in alto il santo titolare e la B. Vergine col Bambino; inferiormente un S. Michele, due Vescovi ed ancora la B. V.; altra figura di Vergine sul muro a ponente. Quella pittura, unica nella Pieve, di vaste dimensioni ed in discreto stato, meno le iscrizioni, porta la data del 1422, abbastanza visibile e testificata da persone degne di fede che la osservarono nella loro gioventù: una croce del 1300, in ottone, coi simulacri degli Evangelisti in alto rilievo, quattro busti di Santi ed un Salvatore. Tanto la pittura che la croce abbisognano di maggior cura e di necessarie riparazioni.
- ↑ Da una copia della Relazione 18 febbrajo 1751 firmata dal sindaco Carlo Dell’Era, di mia proprietà.
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