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Nel 1675 era terminata la nuova casa, ingrandita nel 1836, e nel 1676 anche la Chiesa dedicata alla Beata Vergine, fornita di tutte le suppellettili necessarie. Un anno dopo il Cardinale Borromeo permetteva di trasferire la parrocchiale dall’Oratorio di S. Giorgio, abbisognevole di urgenti riparazioni, alla nuova Chiesa che, ampliata nel 1712, venne demolita e rifatta nel 1859.1

Le amministrazioni delle due Chiese, di S. Giorgio e della Beata Vergine, avevano proprie e separate rendite prodotte dall’affitto di alcuni fondi, che vennero concentrate a favore della Prebenda parrocchiale.1

Riconosciuta dal Cardinale Borromeo l’insufficienza della rendita, confermò a favore del Parroco l’annua somma di Lire 400 imperiali, deducendo il solo provento di quei fondi che non avevano pesi di legati. La differenza col supplemento di congrua doveva essere pagata dagli abitanti sotto responsabilità del Sindaco del comune.1 Col volgere degli anni, poche famiglie soddisfacendo al dover loro, l’onere passò intieramente al comune, che lo soddisfa tuttora in annue Lire italiane 198.22.

Nel 1713 il reverendo Parroco, oltre la congrua, esigeva ancora da ciascuna famiglia: boccali sedici di vino, il latte munto l’ultimo sabato di maggio, un carico di legna ed uno di concime, che in seguito andarono abbandonati.

Sullo scorcio del XVIII° secolo il comune era ancora infeudato, come tutti i paesi della Pieve, a don Ercole Sfondrati, al quale annualmente versava lire 22.10 imperiali portate dalla convenzione 3 aprile 1644, già citata. Per le cause criminali era alla dipendenza di Bellano, per le civili di Dervio.

Questa comunità era «per-membro» di Monte Introzzo, però segregata e reggentesi da sè senza alcuna unione fuori che per il bosco Valliscione.

Il comune reggevasi mediante convocato generale dal quale si rivedevano i conti e si nominava il sindaco, che


  1. 1,0 1,1 1,2 Archivio Parrocchiale — Documenti diversi.