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Bellano sino al confine della Valle di Grabbia, ora alla Valgrande.
Nel suddetto tempo potevasi però far pascolare da ogni proprietario, entro i confini dei sobiali, una bestia grossa, od una capra, o due montoni.
I sobiali erano due spazi di terreno racchiusi l’uno dal fiume, linea della Croce a Grabbia, confini con Bellano e Valsassina, e la linea dei monti di Dervio al fiume; l’altro dal fiume, fonte Martesina, Garzola (Gazagn), il confine del monte di Dervio, posto in vicinanza al territorio di Vestreno, confine di questi e Molinelli; a tramontana, superiormente ai coltivi del Paullo, Chiari e Castello.
Il nome di sobiale conservasi tuttora nella Valle di Dervio, a due «Monti od Alpi» di Introzzo e di Pagnona, dove vengono mandate le bovine al pascolo.
La vendemmia aveva luogo in quattro epoche: la prima nella zona compresa fra Corenno ed il fondo del Rosario, ora confine con Dorio; la seconda fra Corenno, casa comunale a Ventiglia (Cantone di S. Rocco) e strada al Castello; la terza fra il fiume Varrone e Valle di Grabbia, confine con Bellano; l’ultima fra Ventilia, strada al Castello ed il fiume Varrone.
Le strade, le scalotte di Corenno, la strada di «Nembri» ai Monti e quella di Molinelli per Introzzo dovevano appaltarsi per la manutenzione con eguali condizioni di quelle di Dervio. Queste, dipartendosi dalla riva, portavansi al bastione del Castello, dove, suddividendosi nuovamente, continuavano, l’una per il monte di Dervio, l’altra pel confine di Vestreno. La via del Chignolo, detta di Godenga dal nome della valle, alla Balma e da questa a Villa, doveva essere riparata dagli aventi terra, casa o cascina lungo il percorso; quella dal Castello a Ventilia dai Cattanei, grandi vassalli di Dervio, e dagli abitanti di Castello.
In epoca posteriore la valle che nasce sopra la cascina di Soldra e sbocca nel fiume, detta ora della Godenza, prese il nome di Godenga, e di valle del Chignolo quella che sbocca al cantone della Balma.