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venuta il giorno 7 agosto, il feudo passa alla R.a Camera, che lo sopprime.1
Anno 1801 (Repubblica Cisalpina). — Il 2 ottobre, nelle ore del mattino, si presenta il Sindaco di Dorio con scorta armata per requisire il fieno esistente nel magazzino di Dervio, ma riceve un assoluto diniego dai deputati comunali. Alle 2 pom. si ripresentano le autorità di Dorio accompagnate da una massa di popolo e violentemente forzata la porta della chiesa di S. Quirico, in uso di magazzino, ne esportano il fieno. I Derviesi, per ubbidienza e rispetto alla loro deputazione, non rispondono alle insolenze, alle minaccie e violenze dei «cittadini» di Dorio, evitando così gravi e dolorosi fatti. La vertenza venne accomodata a mezzo di giudici.2
Anno 1802 (Repubblica Cisalpina, 20 settembre). — I deputati all’estimo di Dervio, rappresentanti del comune, fanno istanza al Direttorio esecutivo per ottenere la fondazione di una fiera nei giorni 25 e 26 ottobre, con libero ingresso ed immunità di dazio al bestiame forestiero, ritenuta però sempre la sospensione in causa di epizoozia, sgraziatamente serpeggiante nello Stato. «All’istituzione della fiera concorre la felicissima ubicazione del paese posto all’imbocco delle popolatissime vallate di Monte Introzzo e Valsassina dove, solo cespite d’utile è l’allevamento ed il commercio del bestiame. Devesi anche riflettere alle difficoltà ed al grave rischio cui devono sottostare i proprietari col trasporto delle bovine per lungo tratto di lago all’unica fiera esistente, detta di S. Gusmeo a Gravedona, nel giorno 11 settembre, e che in quest’epoca le bovine trovansi ancora sui pascoli montani e quindi non costose.»3
L’istanza venne respinta con decreto N. 3020 del Ministero dell’interno firmato Ragazzi.
Anno 1816. — Con imperiale decreto, confermato poi