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all’atto il monopolio del coraggio e dell’iniziativa individuale, ma solo più disciplina, più doti fisiche, più istruzione, più forza di coesione. Ed eccoli assimilati alle Sturmtrupen del defunto esercito austro-ungarico.
Dico subito che la prima corrente è assolutamente in mala fede, mentre la seconda è prodotta da miopia e da scarsa valutazione psicologica.
La paternità delle voci allarmistiche sparse sugli Arditi va fatta risalire a coloro che hanno tutti i motivi per temerli e per deprecare il loro ritorno in paese. Chi durante la guerra s’è nascosto, s’è risparmiato, s’è ingrassato, s’è arricchito, ha disertato, ha tradito, ha in qualunque modo congiurato per la disfatta, sa bene che troverà, negli Arditi reduci dal fronte, dei giudici e dei giustizieri inesorabili. Chi tenta oggi, con frodi e con lusinghe, di accaparrarsi il merito della pace, e di sfruttare la vittoria ai propri fini o di neutralizzarne gli effetti; chi si propone di distogliere l’attenzione delle masse dal maggior problema che deve sovrastare, oggi più che mai, a tutti gli altri problemi: la grandezza spirituale e materiale dell’Italia, sa bene che gli Arditi, vera guardia del corpo della Nazione vittoriosa, gli impediranno con ogni mezzo di nuocere.
Ecco perchè i leninisti nostrani, i borghesi
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