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Arditi continuarono il loro addestramento a Sdricca, di dove venivano staccate di tanto in tanto delle compagnie e lanciate sul Kal o sul S. Gabriele a completare o a rettificare qualche recente conquista. Le azioni di q. 800, di q. 814 e del Fortino, delle quali io fui spettatore impaziente, tutte splendidissime di velocità e di successo schiacciante, attestano quanto spirito offensivo fosse a quel tempo in certe nostre truppe non logorate dal martirio della trincea.
Gli Arditi della 2ª Armata — proprio di quella 2ª Armata che a torto si è tentato infamare — partivano ogni volta per l’azione, non colla calma rassegnata di chi compie un dovere, non col sorriso forzato di chi vuole imporsi un contegno, ma con esplosioni di gioia barbarica che spargevano odore di orgia carnevalesca anzi che di battaglia imminente. Era uno scatenamento di musiche, di canti, di danze semi-negre, con copioso intervento di putipù, scetavaiasse e triccaballacche, la cui eco, se fosse giunta fino alle nostre trincee puzzolenti, ci avrebbe forse fatto credere che, dietro a noi, « gli imboscati » si divertivano.
E si divertivamo, di fatti, le generose Fiamme. Ogni volta che venivano chiamate al fuoco, esse empivano di giovinezza e di entusiasmo tutta la
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