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za del Vescovo Adelardo concesse ad ognuno nell’anno 895. di demolire per materia di nuove fabbriche quella parte dell’anfiteatro, che minacciava cadere. Dal che può dedursi, che eseguita da’ legionarj la parte interna di questa mole, e solo cominciata da essi la precinzione, che in tempi meno felici fu poi da altri compiuta; questa marmorea corteccia comunque intera, e concatenata fra se, rovinò poco dopo la sua formazione: mentre i pochi archi di essa, naturalmente da’ primi costruttori inalzati, hanno resistito, isolati siccome rimasero, e tuttora resistono al conquasso de’ terremoti, e d’ogn’altra vicenda.

Soggiungerò qui per ultimo, che l’epoca, ch’io mi sono fatto a stabilire al nostro anfiteatro, concorda altresì co’ maturi anni di vita del Veronese architetto Vitruvio Cerdone figlio, o liberto, o discepolo del famoso Vitruvio, che fiorì a’ tempi d’Augusto e di Tiberio. Il chiaro nostro scrittore Marchese Maffei inclina ad attribuire al Cerdone l’onor di quest’opera; e nel celebrato suo libro degli anfiteatri parla di esso in tal modo: Insigne architetto