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era pur necessario che fossero quelli, ne’ quali oltre l’immenso numero degli spettatori amplissima esser doveavi l’Arena, ed atta all’evoluzioni de’ ludi agonali, siccome li denominavano, cioè a’ combattimenti di più migliaja di gladiatori,1 laido ripieno, come Tacito il chiama, de’ quali due mille ve n’erano dalla parte sola del vinto esercito. La difficoltà di movere in chiuso loco schiere sì numerose di combattenti concorre a farmi supporre, che in più spazioso campo si celebrasse in que’ giorni tal festa. E certo non si dee credere, che anfiteatri necessarj poi fossero per sì fatti spettacoli. Il Marchese Maffei ci assicura, che motivo preciso d’inventare e di costruire anfiteatri non fu veramente lo spettacolo de’ gladiatori, ma sì quello delle fiere. Gran tempo, soggiunge egli, corse in Roma l’uso de’ gladiatori, che non però si pensò a tal fabbrica. Svetonio poi scrive che gl’Imperatori Tiberio e Caligola degli steccati, cioè de’ ferragli (scepti allor detti) si valsero per i gladiatorj certami. E Dione afferma, concordando ei così colle


  1. Deforme insuper auxilium, duo millia gladiatorum. Tac. hist. lib. 2.