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— a palpare, direi quasi sensualmente, una buona vecchia edizione degli Aldi, o del Bodoni, o del Bettoni, o anche di quei nostri valenti tipografi friulani d’un secolo fa, e lodarne, breve, le virtù della caria manosa, dei grandi margini, dei caratteri “perfetti„. Ti dirà allora qualche parola sulla sua biblioteca, messa insieme senza manie di collezionista ma con lungo amore, che i tedeschi gli hanno spazzato: ma sarà ricordo fuggevole e velato di composta malinconia, come in una villotta. Perchè quest’uomo, come il suo libro, è temprato con misura, e, direi, nella sua modestia, “quadrato„: per usare una parola, che gli esce spesso di bocca, accompagnata da un buon gesto di popolo, ad esprimere una fra le virtù meno volgari e vulgate: il sodo equilibrio del giudizio.

E proprio questo equilibrio gli ha fatto lasciare la critica e la narrazione per la poesia, e la poesia italiana per la friulana: restringere il campo cioè, dove si tratti di produrre, a quello che