soffi d’altre letterature. V’è insomma in questo libretto un equilibrio di qualità diverse che richiama rispetto al suo autore: il quale, su di un fondo spirituale simpaticamente popolano, ha severità di gusto aristocratiche. Nato di lavoratori in tempi rigorosi, chiese la vita a un lavoro lontano dall’arte: ma per sè studiò, con intimità e senza dispersioni, più letterature, e particolarmente la francese antica e moderna: attento più alla qualità che alla voga, più a gustare a fondo che in largo da giornalista. E quando sali, in Castello, al suo ufficio, dove bilancia i conti del Comune di Udine, egli smette così naturalmente le pratiche, per darsi a sottili disamine di suoni e di valori stilistici, che dimentichi le cartacce sparse sui tavoli e guardi giù istintivamente il bel manto della pianura friulana: e pochi come lui sanno passare da una decisione di saldo buon senso — di quel buon senso tipico a questa pacata gente friulana, che fu detta, con qualche ingiustizia, “un popolo di ragionieri„