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AVVERTENZE.
1. — Tutte le parole non accentate sono piane. I monosillabi sono accentati solo in quanto sia da determinare il suono della e o della o,
da segnare un’appoggiatura particolare della voce, da evitare equivoci nel significato. Si accentua, per chiarezza, la vocale tonica che faccia parte di un dittongo, nelle parole polisillabe. In alcune parole composte (intani, epur, opur, ecc.) si omette l’accentuazione come superflua.
2. — é, ó = suono stretto; è, ò = suono aperto.
3. — L’accento circonflesso designa le vocali lunghe.
4. — ç = suono fra z e c (di ce, ci).
5. — çh = suono fra cia, cio, ecc. e chia, chio, ecc.
6. — Nelle finali ds, ts non si pronunciano generalmente la d e la t. Nel caso della t il suono della s si volge in z.
7. — 's iniziale = s dolce in rosa.
8. — ij equivale all’ï con dieresi della grafia italiana (sdoppiamento di dittongo); impijà, rijès, fijòn, ecc. = impïà, rïes, fïon, ecc.
9 — ji indica quasi una palatizzatone della i, che diventa perciò una consonante. Si dirà sempre la jint, di jir, e mai l’i t. l’ir.
10. — In generale la j fra due vocali è scomparsa (nella parlata di Udine), mentre tuttavia permane il suo effetto caratteristico, e cioè lo sdoppiamento del dittongo. Così plóe, vèe, imberdeà, canàe, inneàd, ecc. si potrebbero scrivere (e in alcune parti del Friuli si dovrebbero scrivere) plòje, vèje, imberdejà, canaje, innejâd, ecc.; ed in