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senz’altro: e chi sa che sia ispirazione, s’accontenterebbe pure che l’avesse toccata anche una volta.
Poichè qui il poeta non è il solito scrittore popolareggiante che si abbandona all’imitazione del popolo seguendolo nelle forme esteriori, che portano spesso alla povertà e alla faciloneria: egli se ne lascia prendere, ma pieno del suo spirito ricco, infondendo le forme o il tèma popolaresco delle sue conscie sensibilità. Così abbiamo, ad esempio, in Morosèz e matèz, quella indiavolata, e pur triste, Di grinte, dove una qualche stilizzazione non guasta sensibilmente la verace ispirazione: ma soprattutto quelle mirabili quartine Sòt la nape, nelle quali il quadrello di genere di colorito schiettamente locale è infuso di una così intima e larga verità umana.
Così Vilòtis di guère sono certo, nella loro esteriore umiltà, fra le migliori poesie ispirate alla grande guerra: grande, e pur così rimpicciolita nei versi dei poetucoli di progetto. Ma quelle