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82 I. L. CARAGIALE

Il Prefetto abitava all’estremità della città, in un palazzo circondato da un vasto giardino... Dal Prefetto c’era molta gente... Il pope aspettò nel salotto. Si era appena seduto timidamente su di un angolo di sedia quando sentì in una stanza vicina un rumore infernale: dispute, schiaffi, urli, grida: la porta della camera si aprì ad un tratto; una serva brutta e dal viso stupido, muggendo come una bestia, col naso e la bocca pieni di sangue, uscì sbalordita; subito dietro lei, una signora piccola e asciutta, colla testa coperta di nastri di carta, fuori di sè, con la schiuma alla bocca, tenendo in mano una molla gridava: «Chiudetela nel pollaio! nel pollaio!» E scomparvero tutte e due per un’altra porta.

Il pope si alzò in piedi più per paura che per rispetto. Prima ch’egli potesse spiegarsi ciò che aveva veduto, sentì una risata forte e poi altre grida, questa volta più dolorose e strazianti — una donna si lamentava come se stesse per morire. La porta si aprì di nuovo, e un’Ungherese entrò portando nelle braccia la signora con la testa avvolta di carta. Le sue membra erano rigide, il collo contorto, il viso come la calce, e dei suoi occhi smisuratamente sbarrati si vedeva solamente il bulbo bianco... Gemeva e