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NOVELLE RUMENE 57


oscenità e si procura così il pezzo di pane, sì fa vestire dalla pietà dell’uno o dell’altro e dorme Iddio sa dove, dove lo abbatte la stanchezza. — D’altronde questa storia la conosce tutta la città e perciò viene chiamato «Mitu il Bojaro». 1

Il pope, coi gomiti appoggiati sul cavolo, stringendosi le tempie fra i pugni, madido di sudore, se ne stava con gli occhi fissi su di una mosca che girava sul marmo bianco; e seguì l’insetto fino all’orlo del tavolo. Che cosa avvenisse nella povera testa grande quanto un seme di papavero, non si può dire; il fatto è che la mosca si fermò, allungò le zampe posteriori intrecciandole, incrociò le antenne, poi ad un tratto s’innalzò e scomparve. L’uomo, destato, balzò in piedi e uscì.

Ricerche infruttuose... Non poteva trovare il ragazzo. Tutte le informazioni delle guardie erano sbagliate: alla caserma dei pompieri non c’era... Sotto il portico della posta nemmeno, nella baracca del Municipio neppure: né qui, né là... Tre, quattro ore di corsa in cerca di una notizia esatta. Sulla piazza, la guardia sa di sicuro che «Mitu il Bojaro» è entrato

  1. Mitu: diminutivo di Demetrio; il Bojaro: il Signore.