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54 I. L. CARAGIALE


rattrappito e pallido; i suoi polpacci secchi, che si scorgono attraverso gli strappi dei calzoni, sono, pieni di scorticature. È tutto logorato e ciò nonostante è petulante. Fuma una sigaretta lunga, fa delle smorfie strane, deride e chiama i notabili con soprannomi.

Comincia a cantare una canzone oscena fingendo di battere le nacchere, facendo gesti e mosse imperdonabili. Il pubblico ride sgangheratamente. Una contadina vecchia che sta nella prima fila degli spettatori vergognatasi del ritornello che il ragazzo le lanciava con un’intenzione diabolica, si ritira per sottrarsi agli sguardi indirizzati verso di lei, fa il segno della croce e dice nell’allontanarsi:

«Chissà che peccati! Che Iddio ne preservi ogni ragazzo!»

Il piccino, stanco, si è fermato: va a salutare molto comicamente colla sua tuba enorme i notabili e si siede su di una sedia con le gambe a cavalcioni, accanto al signor senatore... Un’altra sigaretta... Il signor senatore gli offre caffè e rum. Un altro «amico» gli dà ancora un bicchierino... e poi un altro...

Il ragazzo si alza e ricomincia il ballo... Adesso le mosse e i gesti sono ancora più accentuati... Ma