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50 I. L. CARAGIALE


vita tanto insignificante fino a che «lo aveva punto uno spillo!» Era furbo il contadino — teneva molto a ripetere questa frase; egli sapeva bene che accompagnata dal succhiare del dito punto e da uno sguardo di cattiveria finta, era copiosamente ricompensata.

Ma lei aveva molto da dire e la storia della sua vita era abbastanza triste. Cinque anni di vita coniugale con un uomo esaurito, più tardi pazzo e paralitico; finalmente vedova, con una bimba ammalata e idrocefala — una ragazzina che rodeva e mangiava tutto ciò che trovava in terra e che doveva essere continuamente custodita perchè non appiccasse il fuoco. Interessi grandi... Una fortuna immensa... consiglio di famiglia... suocera e cognati — esseri rudi e brutali che facevano intorno a lei una polizia schifosa.

E poi, alla frase prediletta di lui, veniva così naturale: «Figurati che sete avevo della vita! quanto desiderio avevo di te!».

Il calore, tanto tempo accumulato in quel bell’essere, si effondeva ora con un impeto invincibile: quel periodo di felicità fu per lui corto sì, ma pieno.

Ma tutto finì.