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14 I. L. CARAGIALE


l’oste gli disse che sarebbe andato al Municipio a chiamare i gendarmi per allontanarlo.

Giorgio cacciò la mano sotto la camicia gridando: «Giuda» e volle scagliarglisi addosso.

Per fortuna, una carrozza piena di avventori si avvicinava appunto in quel momento. Giorgio cominciò a ridere dicendo:

«Ti sei impaurito signor Leiba: ecco, me ne vado».

E, piegandosi sul banco, si accostò bieco a Leiba, che retrocedette quanto potè, sussurrando:

«Aspettami la notte di Pasqua, che romperemo uova rosse, signor mio. Sappi che ho fatto anch’io il tuo conto».

In quel momento entravano gli avventori nella bottega.

«A ben rivederci al Sabato Santo, signor Leiba!» aggiunse Giorgio allontanandosi.

Leiba andò al Municipio, poi alla sotto-prefettura, per denunziare il minacciatore, domandando di essere difeso. Il sotto-prefetto, un giovane molto allegro, ricevette prima la «modesta» regalia offertagli dal Leiba e poi cominciò a ridere dell’ebreo pauroso ed a burlarsi di lui. Leiba insistette calorosamente per