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116 | I. L. CARAGIALE |
il capretto della padrona!... È entrato anch’esso nella stanza ed è andato a coricarsi zitto zitto sotto il letto.
Che cosa posso dire? Sapeva la donna che io dovevo tornare?... o si era alzata presto di mattino?... Il letto non era toccato.
— Signora Marghioala! tanto potei dire, e volendo ringraziare Iddio perchè m’aveva salvato, levai la mano destra alla fronte.
La signora mi afferrò subito la mano, e tirandola a sè, mi prese con tutta la forza nelle sue braccia. Mi pare di vedere ancora quella stanza. Che letto! Che tendine!... Che pareti! che soffitto! Tutto bianco come il latte. E l’abbaino e tutto, intorno, ricamato in diverso modo... è caldo come sotto l'ala della chioccia... e un odore di mele e di cotogne...
Mi sarei trattenuto molto tempo all’osteria di Manjoala, se non fosse venuto il mio suocero, Iordache — che Dio l’abbia in pace — per prendermi di là con grandissima difficoltà. Tre volte scappai da casa sua prima del fidanzamento, e tornai all’osterìa, finchè il vecchio, che ci teneva ad ogni costo ad avermi per genero, mandò i suoi servitori