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NOVELLE ROMENE 111


nuvole mi dava le vertigini, sentivo un bruciore sotto la coscia sinistra. Respirai profondamente il vento freddo, ma un dolore pungente mi trafisse il petto, chiusi di nuovo il mento, mi sembrava che il berrettone mi stringesse la testa come una tenaglia: lo tolsi... Stavo male... Avevo fatto male a partire! Dal Colonello Iordache, dormivano tutti, senza dubbio — mi avranno aspettato: con questo tempo, avranno creduto, è naturale, che io non fossi così sciocco da partire. Stuzzicai il cavallo che vacillava come ubriaco...

Ma il vento si era calmato; stava per piovere, c’era una luce nebbiosa; cominciò a piovigginare. Mi misi di nuovo il berrettone... Subito il sangue ricominciò a bruciarmi la testa. Il cavallo era sfinito; anelava soffocato dal vento. Lo strinsi con le gambe, gli diedi un colpo di frusta; la bestia si avanzò precipitosamente di qualche passo, e poi si fermò come se avesse incontrato un impedimento imprevisto. Guardai infatti, ed a qualche passo davanti al cavallo distinguo un piccolo coso saltellante... una bestiola!... che cosa sarà? Una belva?... È troppo piccola... Impugno la rivoltella, allora sento un grido di capretto... incoraggio il cavallo con tutte le mie forze.