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re tuono | 83 |
— Perchè urlate? — rimproverava a tutti — Non sono mica sordo! —
Star due minuti ad ascoltarlo era proprio uno sfinimento; ognuno si sentiva mancare il fiato. Col praticare con lui e col doversi sforzare a parlar piano, in breve tempo, tutto il personale di palazzo, dai Ministro allo sguattero, si ridusse effettivamente senza voce. E mentre, dopo la guarigione del Re, gli orecchi guastati dal suo vocione andavano guarendo senza bisogno di medicamenti, le voci, e per riguardo del Re, e per adulazione e poi per capriccio di moda, cominciarono ad abbassarsi, ad abbassarsi; e quello che poco prima era un paese di sordi, ora poteva dirsi proprio il paese degli sfiatati.
Soltanto l’uomo delle pasticche, che mangiava a ufo e abitava nel palazzo reale, soltanto lui udiva il Re senza bisogno di accostargli l’orecchio alle labbra nè farvi coppo con le mani, e poteva parlare con lui senza abbassare il tono della voce.
Come andava questa faccenda? Sua Maestà non gli aveva detto mai, come agli altri: Perchè urlate? Non sono mica sordo! — Eppure colui gli parlava sempre con la voce naturale ch’era un po’ strillante. Aveva dunque la lingua fatta diversa dagli altri?