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la mammadraga | 59 |
di carne bruciacchiata che ammorbava. E su per le seggiole gatti neri che facevano le fusa, e per terra rospi che saltellavano; e sui massi sporgenti, gufi appollaiati con gli occhioni luccicanti e il becco insanguinato.
— Anellino, aiutami tu! —
La bambina, rabbrividita, si mise a girare per tutte quelle grotte affumicate, sperando di trovare una buca donde scappare. In fondo c’era un uscio, dietro cui si sentivano voci allegre di bambini che facevano chiasso. Picchiò e l’uscio s’aperse da sè.
Ogni notte la Mammadraga andava a rubar bambini per farsi la provvista, e li teneva chiusi lì a fine d’ingrassarli e averli più saporiti quando doveva mangiarseli.
I bambini che non sapevano nulla, facevano il chiasso.
Ogni giorno ne arrivava uno, due, talvolta tre e ne mancava sempre uno.
Appena videro la bambina, le furono attorno:
— Come ti chiami?
— Caterina.
— Facciamo il chiasso! Fa’ il chiasso con noi!
— Ah, poveretti! La Mammadraga ci mangerà! —