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grillino 37

— Che vuoi fare, marito mio?

— Ammazzate questo grillaccio.

— Attendi un po’. Creatura di Dio, che chiedi da noi?

— Non chiedo nulla.

— Che sei venuto a fate qui dentro?

— Lasciami cantate tutta la nottata; domani te lo dirò. —

E Trih! Trih! Trih! Non smise fino all’alba.

L’omo partì per la campagna. Rimasta sola, la povera donna cominciò a tremate dalla paura.

— Creatura di Dio, che vuoi da me? —

— Prendimi e mangiami; vedrai. —

Ella aveva schifo di mangiare un grillo; ma sentendo che esso insisteva: — Mangiami, e vedrai! — si fece coraggio. Lo prese per le punte delle ali, se lo mise in bocca e masticò. Quel grillo era di un sapore squisito. Avesse avuto davanti un piatto intero di grilli, la donna lo avrebbe ripulito in quattro bocconi.

La sera, il marito tornò dai campi:

— Che ti ha detto il grillo?

— Mi ha detto: Mangiami e vedrai! E l’ho mangiato.

— Almeno non lo sentiremo cantar più! —

Non fu così. Di tanto intanto, la notte, dal corpo della povera donna, si sentiva: Trih!