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i due vecchietti | 285 |
pera e si addormentarono. Allo svegliarsi, strascicavano i piedi. E si ricordavano di ogni cosa passata.
— Che sciocchi! Abbiamo rifatto la stessa vita! Non metteva conto. Ricordi, moglie mia?
— Ricordi, marito mio? —
Erano tornati ad abitare la loro casa d’una volta.
Si mettevano al sole davanti la porta e stavano lì lunghe ore a guardare i bambini che facevano chiasso.
— Ricordi, moglie mia?
— Ricordi, marito mio?
— Che sciocchi! Abbiamo rifatto la stessa vita. Non metteva conto. Già, farne un’altra sarebbe stato lo stesso. Fanciulli, giovani, vecchi! O poveri o ricchi, s’invecchia tutti; e tutti dobbiamo morire! —
Spendevano e spandevano; mangiavano bene, si prendevano ogni sorta di divertimenti, e non avevano nessun pensiero dell’avvenire; la loro borsa era sempre piena; più quattrini ne cavavano e più ce n’era. Sarebbero stati felici, se non li avesse angustiati il pensiero fisso della morte. Ogni giorno che passava, era un passo verso la sepoltura. Non se ne davano pace.