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piuma-d'-oro | 23 |
Infatti, dalla debolezza, le venne una mancanza; non vide nè sentì più niente; e quando rinvenne, si trovò stesa su la terrazza del palazzo veduto da lontano.
Scese per la scaletta che conduceva all’interno, sperando d’incontrare qualcuno; non si scorgeva anima viva.
Le pareti delle stanze erano di marmo bianco, le cornici, gli stipiti degli usci e le colonne, di marmo grigiastro. Tavolini, seggiole, letti, mobili, di marmo bianco o grigiastro. E dappertutto uno strano odore di sale e di pepe.
Aperse un armadio; piatti con pietanze svariate, e panini e frutta e dolci; ogni cosa però scolpita in marmo bianco o grigiastro, e con un odore così forte, che la faceva starnutire.
Spinta dalla fame, accostò alla bocca una di quelle finte vivande. Stupì; erano proprio di sale e di pepe. Allora si convinse che l’intero palazzo era fabbricato con massi di sale ben levigati e con pepe tanto sodamente impastato, da eguagliare il marmo.
Si rammentò della saliera e della pepaiola da lei versata, quand’era bambina, nella minestra della vecchia, e disse:
— Questo è il suo palazzo. Mi castiga così. —