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276 | il raccontafiabe |
Ora però, fra le privazioni e gli acciacchi, ripensavano con dolore al bel tempo della loro giovinezza. Facendo il confronto tra quelli che erano stati e quelli che erano al presente, quasi non si riconoscevano più. Curvi, canuti, tutti grinze, senza denti, coi piedi strascicanti, si mettevano al sole davanti la porta di casa, e stavano lì lunghe ore a guardare i bambini che facevano il chiasso.
— Ricordi, moglie mia?
— Ricordi, marito mio? —
E crollavano la testa.
D’inverno andavano a letto di buon’ora; almeno nel letto stavano caldi. E anche lì, quando non potevano dormire, ricominciavano:
— Ricordi, moglie mia?
— Ricordi, marito mio? —
Era di dicembre; nevicava, faceva un gran freddo. Neppure nel letto essi riuscivano a scaldarsi. Sentirono dei picchi alla porta e un lamento:
— Datemi alloggio per questa notte! Non mi fare morire in mezzo alla via!
— Apriamo? — disse la moglie.
— Apriamo. —
Entrò una vecchina come loro, tutta coperta di neve, inzuppata d’acqua e inzaccherata.