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272 | il raccontafiabe |
Lo condussero a palazzo. Tutti ammiravano il corpo ben conformato e il bellissimo aspetto di quel giovane. Peccato che, in cambio di parlare, ragliasse!
— Che si può fare, gessaio?
— Maestà, il bando prometteva: Avrà tant’oro quanto può portarne il cavallo con cui ha fatto la corsa. E io finora non ho avuto niente.
— Che c’entri tu con costui?
— Il suo destino vuole così. Una Maga lo incantò, mutandolo in asino, per vendicarsi dei parenti di lui che le avevano fatto un’offesa. Venne da me e mi disse: Vuoi comprare quest’asino? Dovresti darmi la moneta d’oro che ti trovi in tasca. Non te ne pentirai; a suo tempo, ti frutterà più del mille per cento. E mi spiegò ogni cosa. Se io non ho il mio oro, non posso rivelare in che modo il Reuccio può riaquistar la parola. E sappiate che costui è proprio di sangue reale. —
Il Re condusse il gessaio nella stanza del tesoro.
— Serviti con le tue mani; prendine quanto ne vuoi. —
Il gessaio si caricò peggio d’un somaro, portò l’oro a casa sua e ritornò a palazzo.