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l'asino del gessaio | 271 |
invece degli scorticatori, fece chiamare i chirurghi di corte perchè operassero più delicatamente con l’arte loro. Ma i ferri dei chirurghi non riuscivano a staccare la pelle.
— Maestà, — disse il gessaio — qui ci vuole la mano della Reginotta; e se non fa subito, guai a voi! —
Il Re che ora, trattandosi di quell’asino, non dubitava più di nulla, senza por tempo in mezzo, mandò a chiamare la Reginotta.
— Figliuola mia, scorticalo tu; se no, guai a noi! —
Aveva ribrezzo e paura; ma sentendo quel: Guai a noi!, la povera Reginotta afferrò con le dita tremanti il lembo di pelle staccato, e nel tenderlo si accorse che si staccava da sè. Allora tirò forte, e fu come se avesse strappato una coperta. Dell’asino non rimaneva più niente, e un bel giovane, riccamente vestito, si rizzava in piedi con tanto di occhi sbalorditi, quasi si destasse da un sonno profondo.
— Chi sei? —
Quegli apre la bocca per parlare; ma invece di parole gli scappa un sonoro: Aah! Aah! Aah! un bel raglio accompagnato da gesti, e dietro, fuori dell’abito, gli s’agitava un moncherino di coda, quello dell’asino morto.