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l'asino del gessaio | 267 |
raglia, fa boccacce. E per non restare lì esposto alle risate della gente, il Re dovette scendere da sella e rientrare in palazzo. La bella cavalcata andò a monte.
Figuriamoci la rabbia del Re!
Intanto la fama di quell’asino dai guidaleschi e che correva più del vento, s’era sparsa pel mondo; e un giorno il Re ricevette una lettera del Re suo amico e vicino, che gli chiedeva in grazia di mandarglielo a vedere per pochi giorni. Imbarazzato, glielo spedì, facendogli sapere che l’animale aveva perduto, non si sapeva come nè perchè, la sua virtù, ed era invece diventato un somaraccio intrattabile.
Quel Re non gli credette, si stimò canzonato ed offeso; e, per vendicarsi, levò su l’esercito e gl’intimò la guerra.
L’altro, levato anche lui l’esercito, gli corse incontro. Appiccò battaglia, con gran sangue, ma fu sbaragliato; a stento poté ricoverarsi sano e salvo dentro le mura della capitale.
Nel salire le scale di palazzo, sente l’asino che raglia.
— Che ha quel somaraccio?
— Raglia da tre giorni, da mattina a sera. Con la guerra, chi poteva badare a governarlo bene? Ed è ridiventato magro e spelato e tutto