Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
262 | il raccontafiabe |
daleschi! Ora dovresti fargli la coda d’oro, gessaio.
La mattina dopo egli si presentò con l’asino a palazzo.
— Maestà, son venuto pel mio carico d’oro.
— Te ne do il doppio; dammi anche l’asino.
— Maestà, la bestia fa comodo a me; non la vendo.
— Va bene — disse il Re impermalito. — Gli sia dato quel che gli spetta. —
Il Ministro credeva che sarebbero bastate due, tre verghette d’oro; pesavano un buon poco.
— Ce ne vuole delle altre. —
Mettono sul basto un’altra verga, poi un’altra, poi un’altra; qualunque animale sarebbe rimasto schiacciato da quel gran peso. L’asino, invece, pareva avesse addosso fuscellini non verghe d’oro; più gliene caricavano e più arzillo diventava.
Il Ministro corse dal Re:
— Maestà, non basteranno tutte le verghe d’oro che voi possedete. —
Il Re volle vedere, quel portento coi propri occhi. L’asino aveva su la schiena una montagnola e non pareva che fosse il fatto suo.
— Maestà, ce ne vuole ancora. —