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l'asino del gessaio | 261 |
— Gessaio, ti pesava la testa sul collo? —
Passato l’arco della porta dove non c’era gente:
— Avanti, focoso! Avanti, focoso! —
L’asino rizza le orecchie, agita il moncherino della coda, e via come un lampo.
Verso il tramonto, il Re s’era affacciato a un balcone per vedere arrivare il gessaio:
— Se non arriva questa sera, gli faccio tagliare la testa. —
Davanti il palazzo reale e per la via s’era radunata la stessa folla della mattina, curiosa di vedere come il gessaio se la sarebbe cavata.
A un tratto: Largo! Largo! Ed ecco il gessaio a cavalcioni dell’asino che, a testa bassa, con le orecchie ciondoloni, balenava su le gambe scarne, e pareva sul punto di tirare l’ultimo fiato.
— Maestà, ecco la risposta. —
Non c’era che dire; la lettera portava tanto di sigillo del Re ed era scritta tutta di suo pugno.
— Per l’oro, vieni domani.
— Come piace a Vostra Maestà. —
E la gente:
— Bravo, gessaio! Evviva l’asino dai gui-